Io ci provo, ci metto tutto l'impegno e la buona volontà ma tutte le volte che vado ad una festa in casa mi sento come un pesce fuor d'acqua, c'è una forza potentissima che mi trascina verso la parete a fare da tappezzeria e mi chiedo "ma che cosa ci sto facendo qui?"
Il motivo principale è che gli argomenti di conversazione sono sostanzialmente 3 e dei 3 non ce n'è uno che mi piaccia.
Argomento nr. 1: Che ci fai a NY? E lì dovresti fare il tuo numerino per spiegare il perchè e il per come sei arrivato in città. A un sacco di gente questa parte piace, fanno il loro mini-show, ci piazzano un paio di battute e sono contenti. Anche io naturalmente mi sono attrezzato ed il numerino ce l'avrei pronto (con una battuta irresistibile sul fatto di essere venuto per fare del/lavorare nel dating - ve la risparmio tranquilli, ve la risparmio) ma francamente alla terza volta che lo ripeti ti cascano le braccia.
Argomento nr. 2: Quante stanze ha il tuo appartamento? Quanto paghi d'affitto? Quanto guadagni in un anno? L'unica città del mondo dove fare queste domande non è da cafoni. E a dire il vero dei 3 questo sarebbe anche l'argomento meno detestabile ma non ho ancora capito se la gente ti giudica a seconda di come rispondi. All'apparenza no (e allora sarebbe una figata) ma poi ti resta il dubbio e allora diventa uno scazzo.
Argomento nr. 3: Oh ero troppo sballato l'altra sera! E io mica contesto che possa essere divertente devastarsi, ma di sicuro raccontarlo è noioso oltremisura, negli States come in Italia. Capito? N-o-i-o-s-o
Il problema è che sembra non ci sia modo di saltare questi 3 argomenti per passare a parlare di cose più interessanti. Sono una specie di pedaggio e io avrei bisogno del telepass per sfangarla
Fortunamente però c'è sempre qualche eccezione che ti fa pensare di non essere l'unica persona normale rimasta sulla terra. Ieri sera per esempio ho conosciuto un ragazzo e una ragazza argentini che vivono qui da 10 anni e che da poco tempo si sono appassionati all'opera. Mi hanno aperto un mondo con i loro discorsi, gli brillavano gli occhi a raccontare di questa nuova passione che hanno scoperto a 30 anni! Sì sì, 30 anni è l'età buona per le nuove passioni
8 commenti:
Francamente Williamsburg è ultra sopravvalutata. Dimmi tu perché uno che vive a Manhattan dovrebbe andarci? E manco a dire che le case costano meno. No Williamsburg è una sòla per italiani newbie. Fidati Palbi
posto che di NY come ben sai non so una fava, ma ho visto molti film ambientati li, la domanda è: ma perchè non ti conci da buttare via e aspetti di iniziare a straparlare?
Alla domanda 1 potresti rispondere non è il momento, alla 2 non ricordo e la 3 beh tu lo saresti sballato...
pippa: riformuliamo la domanda. Se 6 a Manhattan, perchè mai dovresti andare in QUALSIASI ALTRO POSTO? Detta qusta santa verità, Williamsburg però a me piace. C'è aria di sabato sera, quando eri ragazzino e il sabato sera era una serata diversa dalle altre
robis: parole ricche di fondamento. Si sente la saggezza padana degli anni in osteria
che genti frequenti?? cioe' a 30 anni ancora si fa la conta delle birre e dei coca habana (o quello che si beve a NY) buttati giu la sera prima?? piuttosto sorprendili con la domanda: "quanti/e te ne sei fatti da quando sei qui?"
ma allora è vero...tutto il mondo in fondo è paese...est
Bella Palbi!!! Io la battuta del tuo numero vorrei proprio sentirla....peppiacereeee!!! ;-)
alis...giammmai giammai. O meglio, dipende tutto dall'offerta (show me the money show me the money)
gran bel post. dici che 30 anni è l'età giusta. bene a sapersi. mi ci avvicino ad ampie falcate.
grassie grassie, guarda che però lo choc iniziale dei 30 è forte. Quelle 2-3 settimane per rimettersi dal colpo ti servono tutte
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