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31 gennaio 2008

5 Second time lucky

Seconda scorribanda in un cinema newyorkese (Angelika in Houston Street).
La prima francamente non era stata degna di nota. Before the devil knows you're dead: titolone tronfio e cast all star per una boiata di prima categoria che si apre con il balenottero Philip Seymour Hoffman impegnato a spupazzarsi un po' in tutte le posizioni la top model controfigura di Marisa Tomei.

Molto molto meglio mi è andata questa svolta. Armato di cherry cola (tanto x essere certo di essere anch'io obeso quando torno in Italia) e sour patch (le caramelle super frizzanti a cui non ho mai saputo resistere) torno all'Angelika e compro un biglietto per Persepolis. Premio della giuria a Cannes, nominato agli Oscar, tratto da un fumetto che non ho mai letto ma di cui ho sentito parlare da un milione di persone e sempre con ammirazione. Insomma le possibilità di sbagliarsi erano poche...ed infatti è il film più bello che abbia visto negli ultimi mesi.

Il trucco è quello collaudato e un po' stucchevole di raccontare attraverso gli occhi ingenui di un ragazzino gli atroci avvenimenti che segnano la vita di un paese (come ne La vita è bella e Il labirinto del fauno), mescolare il romanzo di formazione con il racconto storico.

Nel caso specifico si tratta dell'autobiografia a cartoni animati della regista e autrice del fumetto, Marjane Satrapi, cresciuta in un Iran alle prese prima con la rivoluzione nazionalista che ha portato alla deposizione dello Shah, poi l'affermarsi dell'integralismo islamista e infine la sanguinaria guerra con l'Irak. Mentre accadeva tutto questo la piccola Marjane assiste alla morte dell'amatissimo zio oppositore idealista del nuovo regime, impara dalla nonna (il personaggio più straordinario del film) il valore dell'integrità, scappa in Europa dove assapora la libertà dei costumi ma alla fine se ne fa schiacciare.
Perchè in occidente gli uomini sono liberi...ma puoi morire in mezzo alla strada senza che nessuno ti venga ad aiutare
Troppo vero a NY come a Milano!

Ci sono 2 motivi per cui il film mi è piaciuto più di quelli che ho citato sopra e di tanti altri. Il primo è che a me ha fatto imparare più di una cosa sull'Iran. L'ignoranza è un male brutto e se un cartone serve a curarlo evviva il cartone. L'altro è il modo meraviglioso in cui sono state realizzate le animazioni. Semplici ma originalissime, non vistose, anti-hollywoodiane ma non per questo di tono dimesso. Un modo diverso di rappresentare la bellezza.

Ho sentito che in Italia la doppiatrice è quel mito di Paola Cortellesi
Quindi gente andate numerosi che non vedo l'ora di avere qualcuno con cui parlarne :-)

30 gennaio 2008

2 tranqui mamma. C'è l'ascensore

Tutti i blogger emigranti dedicano il loro primo post alla mamma e non sarò io a fare eccezione
Quindi mamma stai tranquilla! Non c'è niente da temere qui

Manhattan è un posto sicuro.
E i newyorkesi si sentono così tranquilli che il mio vicino - un arzillo fotografo poco più che 60enne che si è fatto una fama tra gli altri inquilini per aver immortalato Pamela Anderson in una copertina di Playboy - non bada neppure a chiudere la porta a chiave quando esce di casa. Se ne va a zonzo per la città e lascia tutto aperto come si faceva da noi quando c'era il duce

La verità, però, è che per arrivare sul piano bisogna eludere la sorveglianza di un sofisticatissimo ascensore di terza generazione - che a un mese buono dal mio arrivo non ho ancora capito come usare. Ed infatti è proprio qui che entro in gioco io come deus ex machina, l'uomo mandato a manhattan per risvegliare questi piccoli borghesi dal loro torpore capitalista e ricordargli che la fuori c'è un mondo duro. C'è chi affronta la paura tutti i giorni e la sconfigge con coraggio, arrivando anche a chiudere a chiave la porta se è necessario.

Pare che qualcuno l'altro ieri si sia dimenticato di bloccare l'ascensore e uno sconosciuto si sia introdotto sul piano vagando per i loft incustoditi. Io ho un sospettato, ma non dico niente. In fondo sono quello nuovo

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